La missiva, indirizzata all'arcivescovo di Napoli, sarà consegnata a Papa Francesco.
Rendere San Vincenzo Romano compatrono della città di Torre del Greco insieme a San Gennaro: è la richiesta contenuta in una lettera consegnata al responsabile del servizio “Cause dei santi” della Curia di Napoli, il sacerdote Francesco Rivieccio, affinché venga consegnata all'arcivescovo Domenico Battaglia e da quest'ultimo arrivi direttamente a Papa Francesco.
È quella scritta dal sindaco Luigi Mennella e resa ufficiale ieri sera, lunedì 14 ottobre, ultima giornata di svolgimento dell'iniziativa denominata “Notte Sacra”, dedicata al sesto anniversario della canonizzazione del “parroco santo” Vincenzo Romano. Non una giornata a caso, visto che il 14 ottobre del 2018 l'allora beato Vincenzo Romano veniva proclamato santo da Papa Francesco in una cerimonia pubblica svoltasi in Vaticano. Il primo cittadino, nella lettera indirizzata a monsignor Domenico Battaglia, chiede all'arcivescovo di “farsi interprete a nome di tutta la cittadinanza, del nostro comune desiderio presso Sua Santità, Papa Francesco I, di proclamare San Vincenzo Romano compatrono della città di Torre del Greco, insieme al nostro patrono principale, San Gennaro”.
Nella sua lettera, Luigi Mennella ricorda come “la figura del nostro Parroco Santo è ben inserita nel tessuto civile e sociale della nostra città. Il giovane sacerdote Vincenzo Romano all’indomani della sua ordinazione (10.06.1775), si dedicò con tutta la sua persona all’educazione della gioventù, istituendo nella sua casa una scuola gratuita rivolta ai ragazzi che volevano apprendere i rudimenti della lingua italiana e anche le altre materie (come storia, matematica, scienze). In quella scuola erano inseriti anche ragazzi che aspiravano ad intraprendere la vita sacerdotale. Nei giorni festivi, nei primi anni si dedicò alla popolazione rurale in contrada Lamaria; poi fu destinato nei giorni festivi alle persone che frequentavano la Confraternita dell’Assunta nel centro città. Le autorità reali, dopo pochi anni, lo chiamarono insieme ad autorevoli personalità napoletane a far parte della commissione incaricata a stilare il codice corallino, che doveva regolare i rapporti tra i proprietari e gli uomini impegnati nella pesca del corallo”.
“Ma il lavoro sociale che lo vide protagonista – prosegue il sindaco di Torre del Greco – in prima persona fu compiuto all’indomani dell’eruzione del Vesuvio del 15 giugno 1794, eruzione che distrusse la maggior parte della città e la parrocchia di Santa Croce. Su richiesta dell’anziano parroco, don Gennaro Falanga, all’arcivescovo di Napoli, Giuseppe Capece Zurlo, don Vincenzo Romano fu nominato prima economo curato, per il servizio religioso e la ricostruzione materiale e morale della città e l’edificazione del tempio e della comunità dell’allora unica parrocchia di Santa Croce. Lavoro che continuò con totale dedizione con la nomina di preposito curato e parroco (29.11.1799)”.
Il primo cittadino chiude la lettera, auspicando la “benevole accoglienza della nostra convinta e consapevole richiesta”.
www.campania1.it www.teletorre.it Carmine Garofalo